Dialogo multipolare in Europa – un laboratorio di capacità dialogiche
Tre capacità necessarie per un dialogo costruttivo
capacità relazionale, capacità riflessiva e capacità collaborativa
Il Dialogo multipolare in Europa nasce dalla presa di coscienza di una esistente polarizzazione e frammentazione in Europa quando le sfide epocali dell’umanità richiedono una maggiore collaborazione e cooperazione a diversi livelli.
Vorrei condividere con voi, molto sinteticamente, alcuni pensieri sulla nostra metodologia specifica. Mi fermerò su tre aspetti a mio avviso importanti. Sicuramente c’è ne sono altri che potremmo sviluppare poi in seguito. Mi sembra però che questi tre hanno un peso speciale per il fatto che sono radicati nel pensiero europeo e che acquistano una nuova profondità nella luce del carisma dell’unità.
Vi propongo uno schema semplice che nasce sulla scia del nostro memorabile incontro del 17 aprile scorso e dalle numerose riflessioni fatte con alcuni di voi. Uso il linguaggio laico, tranne qualche eccezione.
Distinguo tre capacità necessarie per un dialogo costruttivo: la capacità relazionale, la capacità riflessiva e la capacità collaborativa.
Uso il termine capacità sulla scia del capability approach di Amartya Sen and Martha Nussbaum. La parola esprime tutte le risorse che persone e gruppi hanno bisogno per passare da uno stato indesiderato o poco soddisfacente ad uno desiderato o più soddisfacente. Questi autori sostengono che per promuovere il benessere umano non bastano i diritti umani ma bisogna puntare sullo sviluppo delle capacità umane. La differenza fra la libertà di parola e di espressione (freedom of speech and expression) ed essere in grado di far sentire la propria voce esemplifica bene la differenza.
La capacità relazionale fa crescere la pace sociale e crea le condizioni per poter esercitare le altre due capacità. La capacità riflessiva ci può portare ad una visione antropologica e un’etica sociale condivisa. E la capacità collaborativa ci permette di risolvere problemi e quindi di progredire insieme.
In questa prospettiva, lo scopo del nostro progetto sarebbe acquistare queste capacità in “un cammino sinodale”. Allenarsi nel dialogo con una riflessione continua sulle nostre attività per maturare una buona prassi.
La capacità relazionale
Per una cultura dell’incontro
Papa Francesco parla di un’Europa autenticamente multipolare dove la diversità etnica, culturale, religiosa e politica viene considerata come una risorsa nella prospettiva di un reciproco dono e collaborazione per promuovere il bene comune di tutti.
Questa visione esige una nuova cultura dell’incontro. Nel nostro progetto puntiamo sul primato dei rapporti: conoscersi, ascoltarsi, valorizzare la ricchezza dell’altro.
Per creare un’autentica cultura dell’incontro, i partecipanti sono invitati a fare un patto solenne di amore reciproco come base di ogni rapporto nel cammino comune. Pure in momenti di scontro o di divergenze esso dovrebbe essere vissuto perché è un impegno incondizionato di essere fedeli al patto anche se in altri questo impegno venisse meno. Questo può comportare, in certi momenti, di lasciarsi ferire, pronti a trasformare il dolore delle incomprensioni e delle resistenze in amore, in comprensione e in possibile collaborazione.
Questa cultura dell’incontro richiede una conversione del nostro atteggiamento di fondo nei confronti degli altri. Abbandonare la volontà di cambiare l’altro, di persuaderlo, di controllarlo, e assumere piuttosto un atteggiamento generativo e di cura. Passare da una relazione direttiva ad una supportiva. In questa prospettiva si fa strada il dialogo al posto del dibattito.
La vera novità del nostro progetto sarebbe di sviluppare questo approccio generativo anche nei confronti del pensiero dell’altro. In questa prospettiva, si crea uno spazio di fiducia dove ognuno può esprimere il suo pensiero secondo la propria coscienza. In questo dialogo generativo o dialogo delle coscienze che ci può portare alla reciprocità delle coscienze, i partner si offrono una mutua assistenza alla nascita del pensiero dell’altro, come ha proposto il grande teologo moralista Bernhard Häring.
La capacità riflessiva
Per una cultura del pensiero
Un dialogo autentico richiede non soltanto un nuovo modo di rapportarsi ma anche una riforma del nostro modo di pensare. Autori come Edgar Morin sollecitano una conoscenza della conoscenza come base di tutti i programmi educativi.
La capacità riflessiva, come proposta da Margaret Archer e Pierpaolo Donati, esprime le caratteristiche di una mente che non è un passivo consumatore delle idee imposte da altri, ma si mette in relazione autonoma con i fatti del mondo esterno e si mette in relazione anche con gli altri che si comportano in una maniera simile.
Possiamo porci la domanda: Quale è il pensiero adatto ad affrontare la complessità odierna? Carol S. Dweck parla della necessità di un growth mindset, di una mentalità orientata alla crescita in contrasto con una mentalità fissa e chiusa.
Dobbiamo qui tenere conto che la ricerca della verità ci interpella tutti. Nel mondo odierno delle opinioni e del relativismo di valori, nel profondo della nostra anima, avvertiamo una sete infinita per il vero, giusto e bello. Forse la nostra cultura è in crisi proprio in quest’aspetto.
Oggi la polarizzazione prende spesso la forma dell’obiezione di coscienza che si contrappone alla coscienza altrui. In quel caso il senso di responsabilità ci porta a sostenere valori ritenuti non negoziabili. Secondo alcuni autori siamo testimoni di una vera guerra di coscienze attorno gli argomenti come la etica sessuale, l’immigrazione, il riscaldamento climatico e, come ultima e attuale, la vaccinazione.
Il nostro compito sarebbe di elaborare una metodologia del dialogo delle coscienze. Ritengo che questo sia forse la nostra aspirazione più ardua: creare le condizioni affinché la verità possa emergere fra noi, fino ad arrivare ad afferrare il pensiero di Gesù fra noi.
Per arrivare a ciò, il Dialogo multipolare in Europa vuole essere una proposta di un vero cammino sinodale, un processo di crescita comune. Si preferisce il “pensare rallentato” per far emergere la verità tra i dialoganti gradualmente e non vuole in un “pensare veloce” arrivare subito al consenso pieno.
La capacità collaborativa
Per una cultura della collaborazione
Mi piace citare qui uno degli autori più autorevoli sul dialogo, Paulo Freire che, nella sua Pedagogia degli oppressi, sottolinea che riflessione e azione vanno in sintonia e che “il dialogo autentico significa trasformare il mondo”. Il dialogo, quindi non si ferma alla tavola rotonda ma ci porta all’azione. In questa prospettiva, il compito del dialogo è arrivare ad un consenso necessario per un’azione comune.
Secondo una mentalità diffusa si può collaborare solo se si è d’accordo sui valori principali che si distinguono da altri. Ma forse per sanare le piaghe profonde del mondo globalizzato è necessaria una collaborazione trasversale anche con quelle persone che hanno una concezione parzialmente diverse da noi. L’idea del consenso differenziato e dissenso qualificato, elaborato da Franz Kronreif, promuove un nuovo tipo di rapporto sociale: collaborare per la realizzazione di alcuni valori mentre si rimane su piattaforme diverse per altri in un rapporto aperto e sincero, rispettando le differenze.
Riassumendo:
Il Dialogo multipolare in Europa è un progetto che da spazio al
- dialogo fra diverse polarità in Europa per evitare la polarizzazione e per facilitare una collaborazione multipolare e trasversale, e
- dialogo sul dialogo, una riflessività condivisa come laboratorio di pensiero
I nostri incontri online si svolgono in tre momenti:
- Una presa di coscienza comune sugli obiettivi e metodi – sessione plenaria
- Esercitazione del dialogo – in gruppi
- Riflessione condivisa sui primi due – piattaforma online
Il nostro progetto promette un nuovo approccio almeno su tre fronti:
- un rapporto generativo con un atteggiamento supportivo per il pensiero dell’altro
- un’intelligenza collettiva che fa emergere la verità fra i dialoganti
- una collaborazione trasversale che si basa su un consenso differenziato
Sono ben consapevole che le mie esposizioni suscitano in voi commenti e che in questa sede non abbiamo la possibilità di approfondirli. Metterò a vostra disposizione, sul nostro sito che si aprirà presto, una versione ampliata di questo testo con la possibilità di continuare il nostro “discernimento comunitario”.
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